Sono felice della mobilitazione di massa per la morte di George Floyd.
Dico davvero.
Ma qualche dubbio lasciatemelo.
Non per essere sempre la solita brontolona.
Ma perché non tollero l’ipocrisia, mai, figuriamoci su questioni ideologiche di questa importanza.
Quanti degli indignati dell’ultima ora hanno letto “Radici”? Basta quello per avere una rapida carrellata di cosa sia stata la diaspora degli schiavi africani verso le americhe, e tutto quello che ne è conseguito, fino alla decolonizzazione dell’Africa subsahariana negli anni ‘60 e l’inizio dei movimenti per i diritti dei cittadini afroamericani.
O per una lettura leggera, basta immergersi in “The Help.”
E la storia non si scrolla di dosso in un giorno. Soprattutto se è storia dell’altro ieri.
E vogliamo parlare della situazione italiana?
Dove sono i paladini di “I CAN’T BREATH” quando si parla di migranti, di uomini morti nei campi di pomodori, di donne violentate e sfruttate per la prostituzione?
E dove sono i governi, le istituzioni, quando si chiede di regolamentare queste situazioni?
Vorrei ricordare che i due terrificanti decreti sicurezza sono ancora lì…
Quindi bene, benissimo.
Incazziamoci oggi per George Floyd; ma non facciamolo per finta, o per comodità, perché stiamo parlando di un fatto avvenuto oltreoceano.
Fatti ugualmente gravi avvengono ogni giorno, qui, a casa nostra.
Provate a chiederlo agli abitanti di Lampedusa, ai lavoratori nei campi, alle prostitute nigeriane.
E proviamo ad indignarci sempre quando è la cosa giusta da fare.